Cinema

ANCHE L’ITALIA CULTURALE TREMA


Per una volta decido di sbilanciarmi e innanzitutto parlare in prima persona, anziché scrivere la solita recensione cinefila e impersonale. C’è bisogno di un rinnovamento culturale. C’è bisogno di svegliare le coscienze italiane attraverso l’arte, attraverso una cultura che parli alle persone, che sia parte della vita quotidiana.
Il cinema nasce come mezzo artistico di massa, nel senso positivo del termine ossia accessibile a tutti, e nei nostri giorni non è sfruttato come si dovrebbe e potrebbe. Prendiamo il caso italiano: la nostra cinematografia del dopo-guerra è piena, zeppa, addirittura satura di capolavori.
I n mancanza di studi cinematografici, distrutti dalle bombe, i registi andavano per strada con la macchina da presa, prendevano la gente ancora sciroccata dalla guerra, attori sconosciuti e anonimi che non avevano bisogno di indicazioni per poter recitare: il copione l’avevano vissuto. Roma città aperta, Sciuscià, Il generale della Rovere, Ladri di Biciclette, Ossessione, Paisà, Umberto D, Il Bandito e via dicendo sono tutti splendidi esempi di cosa poteva fare il cinema allora. Allora che non c’erano mezzi, non c’erano soldi, non c’era tecnologia. Sono film che poi daranno vita ad una generazione di registi come Fellini, Antonioni, Bertolucci, artisti i quali ci rappresentano da una vita nell’immaginario collettivo italiano cinematografico e non solo. Bisogna comunque ammettere che i film neorealisti non ebbero successo immediato: il pubblico preferiva pellicole leggere a quelle che mostravano loro in quale mondo vivessero e  anche all’epoca il “buon” Andreotti si impegnò nel sostenere che i panni sporchi dovessero essere lavati in famiglia.
Nello scenario cinematografico degli anni Sessanta brilla la commedia all’italiana: un esempio perfetto è I mostri di Dino Risi, interpretato da Gassman e Tognazzi padri. Anche qua: film leggeri, stile bonario, ma le frecciatine ci sono. L’Italia è ipocrita, arrivista, falsa e opportunista. Ce lo dicono ridendo, ma ce lo dicono.
Adesso io mi chiedo: ci siamo sempre resi conto di qual era la maniera migliore per fare del cinema, perché ora no? Perché ora i film che devono mostrare l’Italia vengono censurati o bloccati, nonostante i riconoscimenti europei? Si poteva contestare forse a Erik Gandini di non essere un italiano D.O.C e che quindi il suo Videocracy non convincesse del tutto il pubblico del Bel Paese. Ma cosa dire della Guzzanti? Draquila incarna -mi sbilancio e mi prendo le responsabilità di ciò che dico- perfettamente il genere di film di cui noi, popolo italiano, abbiamo bisogno per renderci conto verso quale iceberg sta andando la nostra penisola-Titanic. Il film è asettico: nessuna propaganda, pochissimi accenni di satira, qualche risata, tanti dati effettivi e significanti interviste. Eppure forse solo un quarto delle sale italiane lo proiettano, eppure il cinema dove sono andata io era tutt’altro che pieno, eppure devo ancora vedere passare il trailer in tv (quest’ultima cosa è per lo più per dare enfasi al mio discorso, dato che il piccolo schermo non esiste nella mia vita).
Non trovo una motivazione valida a tutto questo. Non trovo neppure una spiegazione logica secondo cui il nostro amatissimo ministro per i beni e le attività culturali non presenzierà al festival di Cannes, dove Draquila è presentato come fuori concorso. Il film non offende “la verità e l’intero popolo italiano”. Il film mostra ciò che la televisione “pubblica“ (sottolineo le virgolette, che non necessitano di spiegazioni) non dice, o lo dice in tarda serata quando ormai le coscienze sono stanche e spente. Il film riporta al cinema uno statuto d’arte per tutti. Draquila mostra come l’Italia sta tremando su tutti i fronti.
Il biglietto del cinema dove sono andata a vedere questa pellicola costava 4,00€. In Veneto è l’equivalente di due spritz, di cui per una settimana si può benissimo fare a meno. C’è chi ha speso 10,00€ per vedere Avatar in 3D, di cui, con tutto il rispetto per James Cameron, non abbiamo bisogno. Dov’è finito il grande patriottismo che siamo tutti pronti a sfoggiare in momenti inutili?
Spegnete la TV, abbiate cura del vostro cervello, del vostro spirito. Andate al cinema, quando c’è qualcosa che merita di essere visto. La cultura non nuoce gravemente alla salute.
Giulia Canella